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mercoledì 25 giugno 2008

Centrali elettriche come E-mule. In futuro ci sarà l'energy-sharing.

Non più solo consumatori ma anche produttori e, perché no, “distributori” . È la nuova frontiera della produzione di energia elettrica che sta prendendo piede anche in Italia, seppur lentamente rispetto ad altri paesi europei. Parliamo della microgenerazione diffusa: singole abitazioni, gruppi di case o di industrie, terziario (ospedali, centri sportivi ecc), che adottano le fonti rinnovabili ottenendo il duplice vantaggio di risparmiare in bolletta e rendersi energeticamente autonomi. Non solo, anche di centrare l’obiettivo del 20-20-20 imposto dall’Unione europea, cioè il raggiungimento entro il 2020 del 20 per cento della produzione energetica da fonti rinnovabili, del miglioramento del 20 per cento dell’efficienza e del taglio del 20 per cento nelle emissioni di anidride carbonica. Che per l’Italia si traduce in una riduzione del 13 per cento di emissioni di C02 e l’aumento del 17 per cento dei consumi energetici da fonti rinnovabili rispetto al 2005.
La voce principale di questa rivoluzione è il solare fotovoltaico. Questa tecnologia permette di trasformare la radiazione solare in energia elettrica sfruttando le proprietà di alcuni materiali, tra cui il silicio, un elemento semiconduttore molto usato nei dispositivi elettronici. Gli impianti fotovoltaici sono cresciuti nel mondo in media al ritmo del 40 per cento all’anno negli ultimi cinque anni e, secondo le proiezioni dell'European Photovoltaic Industry Association (Epia), nel 2030 questa tecnologia arriverà a coprire il 9,4 per cento della produzione globale di elettricità. I dati di un recente studio di Photon Consulting dicono che l’Italia sarà il sesto mercato fotovoltaico entro la fine del decennio con una capacità installata di 1.500 MW, superato solo da Germania (6.508 MW), California (3.065), Nord America (1.780), Spagna (2.400) e Giappone (1.600). Ciò significa che entro il 2010 la capacità globale installata arriverà a 23 GW. Potenzialmente si stima che il fotovoltaico integrato negli edifici in Italia potrebbe produrre fino a circa 126 TWh/anno (il 38 per cento dei consumi elettrici relativi all’anno 2005 che sono stati pari a 329 TWh).
Un decisivo impulso a questo mercato in Italia è stato dato dal Conto Energia, istituito con decreto legge 387/2003 nel 2005 e modificato poi nel febbraio 2007, che introduce la possibilità di usufruire, una volta realizzato un impianto fotovoltaico, di incentivi che verranno erogati appunto in conto energia: il cittadino affronta autonomamente la spesa di installazione, salvo poi rientrare dell’investimento cedendo l’energia elettrica prodotta al Gestore dei Servizi Elettrici (Gse) a una tariffa agevolata. “Lo stato si impegna a riconoscere per 20 anni al proprietario di un impianto fotovoltaico delle tariffe che vanno da 0,36 euro a 0,49 euro per kWh a seconda dell’integrazione architettonica e della taglia dell’impianto”, spiega Luca Rubini, docente del dipartimento di Meccanica ed Aeronautica dell’Università “Sapienza” di Roma e consigliere di Ises Italia. “Queste tariffe si applicano a tutta l’energia prodotta, indipendentemente dalla sua vendita o consumo”.
Immaginiamo che un cittadino installi sulla propria abitazione un impianto da 3 kW parzialmente integrato architettonicamente: spenderà circa 20 mila euro e riceverà dal Gse un pagamento annuale di 0,44 euro per ogni kWh prodotto. Un impianto del genere produce 3500 kWh, quindi facendo il calcolo, l’utente riceverà 1540 euro l’anno. Cosa succede invece con la bolletta? Un cittadino, che in genere di giorno lavora, non può consumare l’energia che il suo impianto produce durante la giornata. Si crea quindi un esubero di energia, che l’utente può cedere alla rete e poi riprendere quando gli serve, per esempio quando torna a casa la sera. Questo meccanismo è definito “scambio sul posto” ed è praticato per gli impianti tra 1 e 20 kWp dimensionati in base ai consumi. In questo caso, la rete funge da serbatoio, dove l’utente può ‘appoggiare’ l’energia prodotta e riprenderla quando gli serve. Il distributore effettua un calcolo tra la quantità immessa in rete e quella prelevata in un anno: se il consumo è stato di 3500 kWh e l’impianto produce 3500 kWh, allora la bolletta si azzera. In poche parole, l’energia usata è gratuita, così oltre al guadagno dell’incentivo c’è il risparmio, che per un impianto del genere è 0,17 centesimi di euro per kWh. Nel caso in cui si consumi più di quanto si produce, si paga in bolletta la sola differenza. Se il saldo è positivo, invece, cioè la produzione è superiore al consumo, il distributore elettrico mette a credito per l'anno successivo l'energia in più (credito che vale per tre anni).
Fonte: Roberta Pizzolanti
Il celebre economista Jeremy Rifkin ritiene che in futuro l'energia funzionerà come una specie di gigantesco file-sharing, una specie di emule, dove ciascuno metterà la propria energia a disposizione degli altri in una condivisione globale di risorse.
Questi provvedimenti sono stati messi in essere dal precedente governo, questo significa che almeno qualcosa di buono aveva fatto; speriamo che il governo attuale nella sua follia iconoclasta non voglia smantellare anche questo meccanismo virtuoso a favore di un problematico ritorno al nucleare. A proposito di nucleare annuncio un prossimo post sull'argomento quando avrò un po' di tempo per concepirlo; la questione è se sarà nucleare e se sì se sarà di terza o di quarta generazione. La differenza non è da poco.

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